Noble Negation: The Value of Linguistic Spaces in Dante’s De vulgari eloquentia

Cominciando dall’intrigante, per il lettore, descrizione del locale del prime Discorso, il De vulgari eloquentia di Dante Alighieri (c. 1304–1305) conduce chi lo legge attraverso una serie di ambigui commenti sui luoghi e spazi (curia, aula) legati al vemacolo illustre. Questo crea nuovi spazi lingu...

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Veröffentlicht in:Rhetorica 2015-10, Vol.33 (4), p.393-408
Hauptverfasser: Mehtonen, P. M, Vaahtera, Jaana
Format: Artikel
Sprache:eng
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Beschreibung
Zusammenfassung:Cominciando dall’intrigante, per il lettore, descrizione del locale del prime Discorso, il De vulgari eloquentia di Dante Alighieri (c. 1304–1305) conduce chi lo legge attraverso una serie di ambigui commenti sui luoghi e spazi (curia, aula) legati al vemacolo illustre. Questo crea nuovi spazi linguistici nell’immaginazione del lettore: cammini paralleli del pensiero, congetture, suspence. Il presente saggio intende sostenere che l’affermazione e susseguente negazione – o denarrazione – dei luoghi, piu o meno concreti, trasferisce la discussione di Dante, e ugualmente la lingua discussa, in uno spazio più astratto, dove la formalizzazione del volgare, o vernacolo illustre, si realizza.L’ingegnosa funzione degli spazi alternativi che emerge risulta essere sotto stimata se essi devono essere ridotti puramente al risultato di singole metafore o alla riluttanza di Dante a prendere posizione in una controversia di carattere teologico sull’origine del linguaggio. Una simile variante di narrazione non affermativa rende possibile a Dante di assegnare all’illustre vernacolo un somigliante vuoto ontologico tra l’essere e il non essere come nel caso del riferimento biblico alle prime lingue umane. L’ambiguo spazio che di conseguenza risulta essere create per il volgare illustre è il luogo dove il volgare può essere soggetto alia razionale investigazione dantesca.
ISSN:0734-8584
1533-8541
1533-8541
DOI:10.1353/rht.2015.0003