Cupiditas artificii, non argenti: L’arte dei caelatores in Roma tra epigrafia e letteratura
Nel castello accusatorio dell’orazione nota come De signis¹, Cicerone enumera, in un crescendo retorico, le rapine di argenterie organizzate in tutta la Sicilia da Verre, cupiditate inflammatus², ai danni non solo di ricchi notabili locali, cittadini romani, cavalieri ma anche di intere città. I sac...
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Format: | Buchkapitel |
Sprache: | eng |
Online-Zugang: | Volltext |
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Zusammenfassung: | Nel castello accusatorio dell’orazione nota come De signis¹, Cicerone enumera, in un crescendo retorico, le rapine di argenterie organizzate in tutta la Sicilia da Verre, cupiditate inflammatus², ai danni non solo di ricchi notabili locali, cittadini romani, cavalieri ma anche di intere città. I saccheggi erano progettati secondo una precisa strategia e una raffinata coerenza collezionistica. Nelle sue ricerche Verre si avvaleva, infatti, dell’opera e del consiglio di due fratelli, i famigerati Tlepolemo e Gerone³, originari di Cibyra in Frigia, che erano versati proprio in quell’artificium⁴, in quell’arte di cui il propretore era cupidus. Tlepolemo, infatti, era un toreuta-cesellatore⁵ e |
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DOI: | 10.2307/jj.1357306.20 |