Inking the prisons : Silvio Pellico between theatre and nation

L’intervento si soffermerà su alcune riscritture risorgimentali delle Mie prigioni (1832)di Silvio Pellico allo scopo di evidenziare le strategie macrotestuali e retoriche. In particolare, si darà conto di un precoce adattamento per le scene, il Silvio Pellico. Trattenimento drammatico e musicale di...

Ausführliche Beschreibung

Gespeichert in:
Bibliographische Detailangaben
1. Verfasser: Bonfatti, Rossella
Format: Tagungsbericht
Sprache:ita
Schlagworte:
Online-Zugang:Volltext bestellen
Tags: Tag hinzufügen
Keine Tags, Fügen Sie den ersten Tag hinzu!
Beschreibung
Zusammenfassung:L’intervento si soffermerà su alcune riscritture risorgimentali delle Mie prigioni (1832)di Silvio Pellico allo scopo di evidenziare le strategie macrotestuali e retoriche. In particolare, si darà conto di un precoce adattamento per le scene, il Silvio Pellico. Trattenimento drammatico e musicale di Federico Pescantini, pubblicato a Londra nel 1834, che trattiene la memoria di un evento unico, consumatosi al King’s Theatre la sera dell’11 luglio dello stesso anno. La performance, voluta per promuovere la causa indipendentista italiana, così da attirare l’opinione pubblica inglese sulla questione politica della madrepatria, finì per dar vita ad una rappresentazione mitografica degli stessi esuli italiani (Rossetti, Mayer, Pistrucci, Bucalossi, Bertinati) chiamati a rappresentare, da dramatis paersonae, le idealità civili e letterarie italiane (Monti, Pellico, Maroncelli, Confalonieri) in un gioco di specchi di grande effetto. Di là dalla complessità dell’evento teatrale e propagandistico (in cui si alternarono performances vocali, musicali, brani di improvvisazione poetica, recitazione dei dilettanti actors), il libretto permette di illuminare l’esperimento di «instant patriotism», sotteso al trattamento drammatizzato del soggetto. Da riscrittura connotata in senso apologetico, la pièce di Pescantini sembra scomporre i temi-chiave del romanzo pellichiano (divenuto, già all’altezza del 1834, un best-seller europeo) in dialoghi, versi e recitativi, adatti ad un pubblico transnazionale, che doveva prendere confidenza con la causa patriottica e con il ‘carattere’ italiano. Grazie all’appello a spettatori-patrioti (tutti “fratelli” nella lotta contro le oppressioni e, pertanto, lettori ideali dello stesso messaggio politico), performativity e narrativity promettevano una nazione letteraria più aperta, cosmopolita.