Le donne "ricordano": la filosofia di Giambattista Vico nell'opera di Anna Banti
Il romanzo di Anna Banti Noi credevamo (1967) è stato finora sostanzialmente letto come un memoir del protagonista Domenica Lopresti, nonno paterno dell'autrice, impegnato in prima linea nel Risorgimento italiano. Il presente studio vuole mettere in luce come la ricostruzione romanzata della vi...
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Veröffentlicht in: | Italica (New York, N.Y.) N.Y.), 2015-09, Vol.92 (3), p.641-659 |
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1. Verfasser: | |
Format: | Artikel |
Sprache: | eng |
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Online-Zugang: | Volltext |
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Zusammenfassung: | Il romanzo di Anna Banti Noi credevamo (1967) è stato finora sostanzialmente letto come un memoir del protagonista Domenica Lopresti, nonno paterno dell'autrice, impegnato in prima linea nel Risorgimento italiano. Il presente studio vuole mettere in luce come la ricostruzione romanzata della vicenda risorgimentale sia profondamente influenzata dalla filosofia di Giambattista Vico -nominato nelle ultime pagine dell'opera - da un punto di vista sia stilistico, sia contenutistico. Si intende dimostrare come per la letterata fiorentina la Storia non possa essere analizzata solo razionalmente ma vada piuttosto rivissuta attraverso i sensi, applicando il principio vichiano del verumfactum, per essere compresa appieno dal lettore moderno. A suffragare tale ipotesi concorre altresì la rilettura del precedente racconto "Le donne muoiono" (1952) come narrazione 'al femminile' -in termini kristeviani - della 'favola dei bestioni vichiani' contenuta nella Scienza nuova (1744). |
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ISSN: | 0021-3020 |