Vangeli occitani dell'infanzia di Gesù, edizione critica delle versioni I e II

Nonostante il loro indubbio interesse, per molto tempo le versioni medievali di area gallo-romanza potevano essere lette in edizioni invecchiate, ferme a volte ai pionieristici interventi di un Paul Meyer e di un Karl Bartsch, oppure francamente inadeguate, scontando il disinteresse e il pregiudizio...

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Veröffentlicht in:Textual cultures : text, contexts, interpretation contexts, interpretation, 2008-10, Vol.3 (2), p.132
1. Verfasser: Cepraga, Dan Octavian
Format: Artikel
Sprache:eng
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description Nonostante il loro indubbio interesse, per molto tempo le versioni medievali di area gallo-romanza potevano essere lette in edizioni invecchiate, ferme a volte ai pionieristici interventi di un Paul Meyer e di un Karl Bartsch, oppure francamente inadeguate, scontando il disinteresse e il pregiudizio "di stampo umanistico-elitario" che in varia misura hanno riguardato l'intera area della letteratura religiosa del basso Medioevo volgare.2 Per queste ragioni, non si può che salutare con soddisfazione un'edizione sotto ogni aspetto esemplare, che mette a disposizione il testo delle due principali rielaborazioni provenzali degli apocrifi sulla natività e l'infanzia di Maria e di Gesù, fornendo al contempo un ampio ed esauriente corredo illustrativo sul duplice versante filologico e linguistico. 11 volume presenta infatti il testo critico della cosiddetta versione I dei Vangeli dell'infanzia occitanici, fondata sul MS P1 (Paris, Bibliothèque Nationale, nouv. acq. fr. 10453) e, per le parti in cui queste soccorrono, sulle testimonianze dei perduti codici di Conegliano e Torino (C e T), nonché le due distinte redazioni della versione II, fondate rispettivamente sul manoscritto unico P (Paris, Bibliothèque Nationale, fr. 1745) e sul manoscritto laurenziano Ashburnham 103 (F) confrontato con N (Napoli, Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele HI, I.G.39), di cui si dimostra l'indipendenza dal laurenziano, sottraendolo giustamente al ruolo di descriptus in cui era stato finora relegato. XIV, verosimilmente in area francese meridionale" (51), in cui il Vangelo dell'infanzia in couplets di octosyllabes si trova aggregato, all'interno di un progetto compilativo unitario, alla Vita di Santo Onorato scritta da Raimon Feraut, cioè ad una delle opere di più larga diffusione nel corso di tutto il Trecento occitanico, dedicata ad uno dei santi più popolari e venerati della Provenza, fondatore dell'Abbazia di Lérins e poi vescovo di Arles (cfr. Il quadro così delineato dimostra chiaramente che la trasmissione e, probabilmente, la composizione stessa dei Vangeli dell'infanzia occitanici, è avvenuta tutta all'interno di un preciso ambito socio-culturale, opera di quella che A. J. Gurevic chiamava "teologia divulgativa", espressione di quella "cultura media" fra la cultura orale dei laici e la cultura dotta dell'elite intellettuale del clero, e anzi prodotto tipico di "quegli intermediari culturali che erano i predicatori o ancora quei compilatori che scrivevano soprattutto per alt
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XIV, verosimilmente in area francese meridionale" (51), in cui il Vangelo dell'infanzia in couplets di octosyllabes si trova aggregato, all'interno di un progetto compilativo unitario, alla Vita di Santo Onorato scritta da Raimon Feraut, cioè ad una delle opere di più larga diffusione nel corso di tutto il Trecento occitanico, dedicata ad uno dei santi più popolari e venerati della Provenza, fondatore dell'Abbazia di Lérins e poi vescovo di Arles (cfr. Il quadro così delineato dimostra chiaramente che la trasmissione e, probabilmente, la composizione stessa dei Vangeli dell'infanzia occitanici, è avvenuta tutta all'interno di un preciso ambito socio-culturale, opera di quella che A. J. Gurevic chiamava "teologia divulgativa", espressione di quella "cultura media" fra la cultura orale dei laici e la cultura dotta dell'elite intellettuale del clero, e anzi prodotto tipico di "quegli intermediari culturali che erano i predicatori o ancora quei compilatori che scrivevano soprattutto per altri chierici enciclopedie, bestiari, somme liturgiche o canoniche, raccolte di miracoli o di mirabilia" (cfr. Nella versione I al v. 1018 il testo critico riporta, sulla scia di P1, E car cric l'angel Gabriel, laddove la lezione di C Car creziyei langel Gabrihel avrebbe permesso di correggere il palesemente errato cric, il quale è assai poco probabile che racchiuda, come si afferma in nota, "una forma non altrove attestata della I sg. del perfetto di creire" (p. 272).</description><identifier>ISSN: 1559-2936</identifier><identifier>EISSN: 1933-7418</identifier><language>eng</language><publisher>Bloomington: IUScholarWorks Services</publisher><ispartof>Textual cultures : text, contexts, interpretation, 2008-10, Vol.3 (2), p.132</ispartof><rights>Copyright Indiana University Press Autumn 2008</rights><lds50>peer_reviewed</lds50><woscitedreferencessubscribed>false</woscitedreferencessubscribed></display><links><openurl>$$Topenurl_article</openurl><openurlfulltext>$$Topenurlfull_article</openurlfulltext><thumbnail>$$Tsyndetics_thumb_exl</thumbnail><link.rule.ids>314,780,784</link.rule.ids></links><search><creatorcontrib>Cepraga, Dan Octavian</creatorcontrib><title>Vangeli occitani dell'infanzia di Gesù, edizione critica delle versioni I e II</title><title>Textual cultures : text, contexts, interpretation</title><description>Nonostante il loro indubbio interesse, per molto tempo le versioni medievali di area gallo-romanza potevano essere lette in edizioni invecchiate, ferme a volte ai pionieristici interventi di un Paul Meyer e di un Karl Bartsch, oppure francamente inadeguate, scontando il disinteresse e il pregiudizio "di stampo umanistico-elitario" che in varia misura hanno riguardato l'intera area della letteratura religiosa del basso Medioevo volgare.2 Per queste ragioni, non si può che salutare con soddisfazione un'edizione sotto ogni aspetto esemplare, che mette a disposizione il testo delle due principali rielaborazioni provenzali degli apocrifi sulla natività e l'infanzia di Maria e di Gesù, fornendo al contempo un ampio ed esauriente corredo illustrativo sul duplice versante filologico e linguistico. 11 volume presenta infatti il testo critico della cosiddetta versione I dei Vangeli dell'infanzia occitanici, fondata sul MS P1 (Paris, Bibliothèque Nationale, nouv. acq. fr. 10453) e, per le parti in cui queste soccorrono, sulle testimonianze dei perduti codici di Conegliano e Torino (C e T), nonché le due distinte redazioni della versione II, fondate rispettivamente sul manoscritto unico P (Paris, Bibliothèque Nationale, fr. 1745) e sul manoscritto laurenziano Ashburnham 103 (F) confrontato con N (Napoli, Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele HI, I.G.39), di cui si dimostra l'indipendenza dal laurenziano, sottraendolo giustamente al ruolo di descriptus in cui era stato finora relegato. XIV, verosimilmente in area francese meridionale" (51), in cui il Vangelo dell'infanzia in couplets di octosyllabes si trova aggregato, all'interno di un progetto compilativo unitario, alla Vita di Santo Onorato scritta da Raimon Feraut, cioè ad una delle opere di più larga diffusione nel corso di tutto il Trecento occitanico, dedicata ad uno dei santi più popolari e venerati della Provenza, fondatore dell'Abbazia di Lérins e poi vescovo di Arles (cfr. Il quadro così delineato dimostra chiaramente che la trasmissione e, probabilmente, la composizione stessa dei Vangeli dell'infanzia occitanici, è avvenuta tutta all'interno di un preciso ambito socio-culturale, opera di quella che A. J. Gurevic chiamava "teologia divulgativa", espressione di quella "cultura media" fra la cultura orale dei laici e la cultura dotta dell'elite intellettuale del clero, e anzi prodotto tipico di "quegli intermediari culturali che erano i predicatori o ancora quei compilatori che scrivevano soprattutto per altri chierici enciclopedie, bestiari, somme liturgiche o canoniche, raccolte di miracoli o di mirabilia" (cfr. Nella versione I al v. 1018 il testo critico riporta, sulla scia di P1, E car cric l'angel Gabriel, laddove la lezione di C Car creziyei langel Gabrihel avrebbe permesso di correggere il palesemente errato cric, il quale è assai poco probabile che racchiuda, come si afferma in nota, "una forma non altrove attestata della I sg. del perfetto di creire" (p. 272).</description><issn>1559-2936</issn><issn>1933-7418</issn><fulltext>true</fulltext><rsrctype>article</rsrctype><creationdate>2008</creationdate><recordtype>article</recordtype><sourceid>AIMQZ</sourceid><sourceid>PAF</sourceid><sourceid>PQLNA</sourceid><sourceid>PROLI</sourceid><recordid>eNqNir0OgjAURhujifjzDjcuLpIAbQVm4w-Ti3ElTbmYS0jRFhx4M2dfTGJ8AKfz5XxnxLww5dyPRZiMhy1l6kcp307ZzLkqCEQcSOmx81WZG9YEjdbUKkNQYF2vyZTK9KSgIDiie782gAX11BgEbaklrb4hwhOtGzRBBghZtmCTUtUOlz_O2eqwv-xO_t02jw5dm1dNZ81w5VEsZBILnvC_og-Z4D8q</recordid><startdate>20081001</startdate><enddate>20081001</enddate><creator>Cepraga, Dan Octavian</creator><general>IUScholarWorks Services</general><scope>AIMQZ</scope><scope>CLO</scope><scope>GB0</scope><scope>LIQON</scope><scope>PAF</scope><scope>PPXUT</scope><scope>PQLNA</scope><scope>PROLI</scope></search><sort><creationdate>20081001</creationdate><title>Vangeli occitani dell'infanzia di Gesù, edizione critica delle versioni I e II</title><author>Cepraga, Dan Octavian</author></sort><facets><frbrtype>5</frbrtype><frbrgroupid>cdi_FETCH-proquest_journals_2745874383</frbrgroupid><rsrctype>articles</rsrctype><prefilter>articles</prefilter><language>eng</language><creationdate>2008</creationdate><toplevel>peer_reviewed</toplevel><toplevel>online_resources</toplevel><creatorcontrib>Cepraga, Dan Octavian</creatorcontrib><collection>ProQuest One Literature</collection><collection>Literature Online Core (LION Core) (legacy)</collection><collection>DELNET Social Sciences &amp; Humanities Collection</collection><collection>ProQuest One Literature - U.S. Customers Only</collection><collection>ProQuest Learning: Literature</collection><collection>Literature Online Premium (LION Premium) (legacy)</collection><collection>Literature Online (LION) - US Customers Only</collection><collection>Literature Online (LION)</collection><jtitle>Textual cultures : text, contexts, interpretation</jtitle></facets><delivery><delcategory>Remote Search Resource</delcategory><fulltext>fulltext</fulltext></delivery><addata><au>Cepraga, Dan Octavian</au><format>journal</format><genre>article</genre><ristype>JOUR</ristype><atitle>Vangeli occitani dell'infanzia di Gesù, edizione critica delle versioni I e II</atitle><jtitle>Textual cultures : text, contexts, interpretation</jtitle><date>2008-10-01</date><risdate>2008</risdate><volume>3</volume><issue>2</issue><spage>132</spage><pages>132-</pages><issn>1559-2936</issn><eissn>1933-7418</eissn><abstract>Nonostante il loro indubbio interesse, per molto tempo le versioni medievali di area gallo-romanza potevano essere lette in edizioni invecchiate, ferme a volte ai pionieristici interventi di un Paul Meyer e di un Karl Bartsch, oppure francamente inadeguate, scontando il disinteresse e il pregiudizio "di stampo umanistico-elitario" che in varia misura hanno riguardato l'intera area della letteratura religiosa del basso Medioevo volgare.2 Per queste ragioni, non si può che salutare con soddisfazione un'edizione sotto ogni aspetto esemplare, che mette a disposizione il testo delle due principali rielaborazioni provenzali degli apocrifi sulla natività e l'infanzia di Maria e di Gesù, fornendo al contempo un ampio ed esauriente corredo illustrativo sul duplice versante filologico e linguistico. 11 volume presenta infatti il testo critico della cosiddetta versione I dei Vangeli dell'infanzia occitanici, fondata sul MS P1 (Paris, Bibliothèque Nationale, nouv. acq. fr. 10453) e, per le parti in cui queste soccorrono, sulle testimonianze dei perduti codici di Conegliano e Torino (C e T), nonché le due distinte redazioni della versione II, fondate rispettivamente sul manoscritto unico P (Paris, Bibliothèque Nationale, fr. 1745) e sul manoscritto laurenziano Ashburnham 103 (F) confrontato con N (Napoli, Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele HI, I.G.39), di cui si dimostra l'indipendenza dal laurenziano, sottraendolo giustamente al ruolo di descriptus in cui era stato finora relegato. XIV, verosimilmente in area francese meridionale" (51), in cui il Vangelo dell'infanzia in couplets di octosyllabes si trova aggregato, all'interno di un progetto compilativo unitario, alla Vita di Santo Onorato scritta da Raimon Feraut, cioè ad una delle opere di più larga diffusione nel corso di tutto il Trecento occitanico, dedicata ad uno dei santi più popolari e venerati della Provenza, fondatore dell'Abbazia di Lérins e poi vescovo di Arles (cfr. Il quadro così delineato dimostra chiaramente che la trasmissione e, probabilmente, la composizione stessa dei Vangeli dell'infanzia occitanici, è avvenuta tutta all'interno di un preciso ambito socio-culturale, opera di quella che A. J. Gurevic chiamava "teologia divulgativa", espressione di quella "cultura media" fra la cultura orale dei laici e la cultura dotta dell'elite intellettuale del clero, e anzi prodotto tipico di "quegli intermediari culturali che erano i predicatori o ancora quei compilatori che scrivevano soprattutto per altri chierici enciclopedie, bestiari, somme liturgiche o canoniche, raccolte di miracoli o di mirabilia" (cfr. Nella versione I al v. 1018 il testo critico riporta, sulla scia di P1, E car cric l'angel Gabriel, laddove la lezione di C Car creziyei langel Gabrihel avrebbe permesso di correggere il palesemente errato cric, il quale è assai poco probabile che racchiuda, come si afferma in nota, "una forma non altrove attestata della I sg. del perfetto di creire" (p. 272).</abstract><cop>Bloomington</cop><pub>IUScholarWorks Services</pub></addata></record>
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