FINITEZZA E INFINITO: DIALOGO TRA ELEONORA SBARBATI E JEAN-FRANÇOIS MALHERBE

Obiettivo del presente contributo è quello di individuare un modello interpretativo che funga da chiave di lettura del pensiero di Jean-Francois Malherbe, filosofo belga. Il metodo utilizzato è quello del dialogo, della comunicazione diretta tra autore e sua interprete. Nella prima parte l’interpret...

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Veröffentlicht in:Divus Thomas 2015-12, Vol.118 (3), p.127-157
Hauptverfasser: SBARBATI, ELEONORA, MALHERBE, JEAN-FRANÇOIS
Format: Magazinearticle
Sprache:ita
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creator SBARBATI, ELEONORA
MALHERBE, JEAN-FRANÇOIS
description Obiettivo del presente contributo è quello di individuare un modello interpretativo che funga da chiave di lettura del pensiero di Jean-Francois Malherbe, filosofo belga. Il metodo utilizzato è quello del dialogo, della comunicazione diretta tra autore e sua interprete. Nella prima parte l’interprete, Eleonora Sbarbati, analizza i grandi temi della riflessione di Malherbe. Antropologia della parola ed etica della finitezza – e propone di pensare il concetto di teologia negativa come condizione di possibilità dell’idea di moralità elaborata dal filosofo. La parola è espressione verbale di un’esistenza umana fragile, sola, finita e incerta, esistenza a cui l’etica presta soccorso lavorando, attraverso il dialogo, affinché quest’ontologia mancante si accetti così come è. L’atteggiamento intellettuale della teologia negativa, di ispirazione eckhartiana, sostiene a sua volta l’etica, poiché le ricorda con costanza che essa non può fondarsi – così come Dio non si può ipostatizzare –, ma deve restare cammino aperto, accompagnamento nell’incerto. Nella seconda parte Jean-Francois Malherbe applica l’intuizione della sua interprete a campi della sua riflessione che lei stessa non aveva considerato, mostrando così la validità del lavoro ermeneutico svolto. Nella conclusione Malherbe ripensa il ruolo della teologia negativa in chiave matematica, attraverso il concetto di asintoto; ne evidenzia gli eventuali vantaggi, e mostra al contempo il grande valore del pensiero inteso come movimento. The aim of this paper is to find a paradigm to understand the thought of Jean-François Malherbe, a Belgian philosopher. The method, which will be used, is the one of the dialog that is the direct communication between the author and his commentator. In the first part, Eleonora Sbarbati, who is the commentator, examines the main themes of Malherbe’s reflection that are the anthropology of the word and the morality of finiteness. Then she suggests using the concept of negative theology as the condition of possibility of the idea of morality developed by Malherbe. The word is the verbal expression of a human existence that is weak, alone, finished and uncertain; the role of ethics is to use the dialog to help this kind of existence to reach its self-acceptance. The intellectual attitude of negative theology – that is inspired from Meister Eckhart – supports ethics, because it reminds ethics not to pretend to base itself on definitive principles. Ethics has to remain an opened walk acro
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Il metodo utilizzato è quello del dialogo, della comunicazione diretta tra autore e sua interprete. Nella prima parte l’interprete, Eleonora Sbarbati, analizza i grandi temi della riflessione di Malherbe. Antropologia della parola ed etica della finitezza – e propone di pensare il concetto di teologia negativa come condizione di possibilità dell’idea di moralità elaborata dal filosofo. La parola è espressione verbale di un’esistenza umana fragile, sola, finita e incerta, esistenza a cui l’etica presta soccorso lavorando, attraverso il dialogo, affinché quest’ontologia mancante si accetti così come è. L’atteggiamento intellettuale della teologia negativa, di ispirazione eckhartiana, sostiene a sua volta l’etica, poiché le ricorda con costanza che essa non può fondarsi – così come Dio non si può ipostatizzare –, ma deve restare cammino aperto, accompagnamento nell’incerto. Nella seconda parte Jean-Francois Malherbe applica l’intuizione della sua interprete a campi della sua riflessione che lei stessa non aveva considerato, mostrando così la validità del lavoro ermeneutico svolto. Nella conclusione Malherbe ripensa il ruolo della teologia negativa in chiave matematica, attraverso il concetto di asintoto; ne evidenzia gli eventuali vantaggi, e mostra al contempo il grande valore del pensiero inteso come movimento. The aim of this paper is to find a paradigm to understand the thought of Jean-François Malherbe, a Belgian philosopher. The method, which will be used, is the one of the dialog that is the direct communication between the author and his commentator. In the first part, Eleonora Sbarbati, who is the commentator, examines the main themes of Malherbe’s reflection that are the anthropology of the word and the morality of finiteness. Then she suggests using the concept of negative theology as the condition of possibility of the idea of morality developed by Malherbe. The word is the verbal expression of a human existence that is weak, alone, finished and uncertain; the role of ethics is to use the dialog to help this kind of existence to reach its self-acceptance. The intellectual attitude of negative theology – that is inspired from Meister Eckhart – supports ethics, because it reminds ethics not to pretend to base itself on definitive principles. Ethics has to remain an opened walk across uncertainty. In the second part Jean-François Malherbe applies the intuition of his commentator to many fields of his reflection that she didn’t considerate, and he points out in this way the truthfulness of the hermeneutic work. In the conclusion, Jean-François Malherbe gives a new interpretation of the negative theology through the mathematical concept of asymptote; he shows its advantages, and points out in the same time the deep value of thought, if we understand it as a movement.</description><identifier>ISSN: 0012-4257</identifier><language>ita</language><publisher>Edizioni Studio Domenicano</publisher><subject>SAGGI</subject><ispartof>Divus Thomas, 2015-12, Vol.118 (3), p.127-157</ispartof><woscitedreferencessubscribed>false</woscitedreferencessubscribed></display><links><openurl>$$Topenurl_article</openurl><openurlfulltext>$$Topenurlfull_article</openurlfulltext><thumbnail>$$Tsyndetics_thumb_exl</thumbnail><linktopdf>$$Uhttps://www.jstor.org/stable/pdf/48503773$$EPDF$$P50$$Gjstor$$H</linktopdf><linktohtml>$$Uhttps://www.jstor.org/stable/48503773$$EHTML$$P50$$Gjstor$$H</linktohtml><link.rule.ids>780,784,803,58017,58250</link.rule.ids></links><search><creatorcontrib>SBARBATI, ELEONORA</creatorcontrib><creatorcontrib>MALHERBE, JEAN-FRANÇOIS</creatorcontrib><title>FINITEZZA E INFINITO: DIALOGO TRA ELEONORA SBARBATI E JEAN-FRANÇOIS MALHERBE</title><title>Divus Thomas</title><description>Obiettivo del presente contributo è quello di individuare un modello interpretativo che funga da chiave di lettura del pensiero di Jean-Francois Malherbe, filosofo belga. Il metodo utilizzato è quello del dialogo, della comunicazione diretta tra autore e sua interprete. Nella prima parte l’interprete, Eleonora Sbarbati, analizza i grandi temi della riflessione di Malherbe. Antropologia della parola ed etica della finitezza – e propone di pensare il concetto di teologia negativa come condizione di possibilità dell’idea di moralità elaborata dal filosofo. La parola è espressione verbale di un’esistenza umana fragile, sola, finita e incerta, esistenza a cui l’etica presta soccorso lavorando, attraverso il dialogo, affinché quest’ontologia mancante si accetti così come è. L’atteggiamento intellettuale della teologia negativa, di ispirazione eckhartiana, sostiene a sua volta l’etica, poiché le ricorda con costanza che essa non può fondarsi – così come Dio non si può ipostatizzare –, ma deve restare cammino aperto, accompagnamento nell’incerto. Nella seconda parte Jean-Francois Malherbe applica l’intuizione della sua interprete a campi della sua riflessione che lei stessa non aveva considerato, mostrando così la validità del lavoro ermeneutico svolto. Nella conclusione Malherbe ripensa il ruolo della teologia negativa in chiave matematica, attraverso il concetto di asintoto; ne evidenzia gli eventuali vantaggi, e mostra al contempo il grande valore del pensiero inteso come movimento. The aim of this paper is to find a paradigm to understand the thought of Jean-François Malherbe, a Belgian philosopher. The method, which will be used, is the one of the dialog that is the direct communication between the author and his commentator. In the first part, Eleonora Sbarbati, who is the commentator, examines the main themes of Malherbe’s reflection that are the anthropology of the word and the morality of finiteness. Then she suggests using the concept of negative theology as the condition of possibility of the idea of morality developed by Malherbe. The word is the verbal expression of a human existence that is weak, alone, finished and uncertain; the role of ethics is to use the dialog to help this kind of existence to reach its self-acceptance. The intellectual attitude of negative theology – that is inspired from Meister Eckhart – supports ethics, because it reminds ethics not to pretend to base itself on definitive principles. Ethics has to remain an opened walk across uncertainty. In the second part Jean-François Malherbe applies the intuition of his commentator to many fields of his reflection that she didn’t considerate, and he points out in this way the truthfulness of the hermeneutic work. 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Il metodo utilizzato è quello del dialogo, della comunicazione diretta tra autore e sua interprete. Nella prima parte l’interprete, Eleonora Sbarbati, analizza i grandi temi della riflessione di Malherbe. Antropologia della parola ed etica della finitezza – e propone di pensare il concetto di teologia negativa come condizione di possibilità dell’idea di moralità elaborata dal filosofo. La parola è espressione verbale di un’esistenza umana fragile, sola, finita e incerta, esistenza a cui l’etica presta soccorso lavorando, attraverso il dialogo, affinché quest’ontologia mancante si accetti così come è. L’atteggiamento intellettuale della teologia negativa, di ispirazione eckhartiana, sostiene a sua volta l’etica, poiché le ricorda con costanza che essa non può fondarsi – così come Dio non si può ipostatizzare –, ma deve restare cammino aperto, accompagnamento nell’incerto. 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Then she suggests using the concept of negative theology as the condition of possibility of the idea of morality developed by Malherbe. The word is the verbal expression of a human existence that is weak, alone, finished and uncertain; the role of ethics is to use the dialog to help this kind of existence to reach its self-acceptance. The intellectual attitude of negative theology – that is inspired from Meister Eckhart – supports ethics, because it reminds ethics not to pretend to base itself on definitive principles. Ethics has to remain an opened walk across uncertainty. In the second part Jean-François Malherbe applies the intuition of his commentator to many fields of his reflection that she didn’t considerate, and he points out in this way the truthfulness of the hermeneutic work. In the conclusion, Jean-François Malherbe gives a new interpretation of the negative theology through the mathematical concept of asymptote; he shows its advantages, and points out in the same time the deep value of thought, if we understand it as a movement.</abstract><pub>Edizioni Studio Domenicano</pub></addata></record>
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