GLI SPLENDORI DEL SUO BEL NOME: LA CONDESA DE LEMOS Y LA MÚSICA EN NÁPOLES HACIA 1700

L’articolo indaga la musica a Napoli tra il 1698 e il 1703 sulla base della contabilità, inedita, tenuta da Gaspar de Torres, maggiordomo del XI conte di Lemos, per conto del nobile spagnolo residente a Napoli e la sua consorte: vi figurano 47 esborsi (trascritti qui nell’appendice) riguardanti fest...

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Bibliographische Detailangaben
Veröffentlicht in:Il saggiatore musicale 2020-01, Vol.27 (1), p.47-74
Hauptverfasser: Domínguez, José María, Rosado, Roberto Quirós
Format: Artikel
Sprache:ita
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creator Domínguez, José María
Rosado, Roberto Quirós
description L’articolo indaga la musica a Napoli tra il 1698 e il 1703 sulla base della contabilità, inedita, tenuta da Gaspar de Torres, maggiordomo del XI conte di Lemos, per conto del nobile spagnolo residente a Napoli e la sua consorte: vi figurano 47 esborsi (trascritti qui nell’appendice) riguardanti feste e attività musicali. Da un lato, essa fornisce nuove informazioni su compositori e musicisti come Alessandro Scarlatti, Giuseppe Vignola, Andrea Basso, Giovanni Battista Stuck e Andrea Binda, o liutai come Gaetano Carotenuto e Gaetano Baltasaro. Dall’altro lato, tali notizie vanno interpretate nel contesto politico e culturale coevo, in linea con le più recenti acquisizioni della storiografia dell’arte, che mettono in evidenza come l’alta nobiltà spagnola in Italia, secondo costumi comuni anche ad altri aristocratici stranieri, tendesse a imitare e assimilare i modelli locali, senza tuttavia perdere di vista la continuità con le proprie precedenti esperienze iberiche. Il documento dimostra infine che tale processo di assimilazione non si limitò alla mera riproduzione di pratiche locali da parte di musicisti napoletani. Diverse erogazioni registrano infatti emolumenti per l’insegnamento della musica in seno alla famiglia comitale: suggeriscono quindi l’esistenza di una pratica di dilettantismo finora poco indagata, ma che dovette avere a suo tempo conseguenze notevoli per la recezione dello stile italiano in Spagna, e di cui bisognerà tener conto per meglio comprendere le fonti musicali italiane recanti indicazioni in castigliano. Si aprono così nuove piste di ricerca sulla committenza della nobiltà a Napoli e sulle sue modalità di fruizione dell’arte musicale, nonché sui canali di diffusione del gusto italiano nel Settecento, ricerca finora focalizzata perlopiù sulla diaspora dei musicisti e sulla circolazione delle fonti.
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Da un lato, essa fornisce nuove informazioni su compositori e musicisti come Alessandro Scarlatti, Giuseppe Vignola, Andrea Basso, Giovanni Battista Stuck e Andrea Binda, o liutai come Gaetano Carotenuto e Gaetano Baltasaro. Dall’altro lato, tali notizie vanno interpretate nel contesto politico e culturale coevo, in linea con le più recenti acquisizioni della storiografia dell’arte, che mettono in evidenza come l’alta nobiltà spagnola in Italia, secondo costumi comuni anche ad altri aristocratici stranieri, tendesse a imitare e assimilare i modelli locali, senza tuttavia perdere di vista la continuità con le proprie precedenti esperienze iberiche. Il documento dimostra infine che tale processo di assimilazione non si limitò alla mera riproduzione di pratiche locali da parte di musicisti napoletani. Diverse erogazioni registrano infatti emolumenti per l’insegnamento della musica in seno alla famiglia comitale: suggeriscono quindi l’esistenza di una pratica di dilettantismo finora poco indagata, ma che dovette avere a suo tempo conseguenze notevoli per la recezione dello stile italiano in Spagna, e di cui bisognerà tener conto per meglio comprendere le fonti musicali italiane recanti indicazioni in castigliano. Si aprono così nuove piste di ricerca sulla committenza della nobiltà a Napoli e sulle sue modalità di fruizione dell’arte musicale, nonché sui canali di diffusione del gusto italiano nel Settecento, ricerca finora focalizzata perlopiù sulla diaspora dei musicisti e sulla circolazione delle fonti.</description><identifier>ISSN: 1123-8615</identifier><identifier>EISSN: 2035-6706</identifier><language>ita</language><publisher>Casa Editrice Leo S. 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Da un lato, essa fornisce nuove informazioni su compositori e musicisti come Alessandro Scarlatti, Giuseppe Vignola, Andrea Basso, Giovanni Battista Stuck e Andrea Binda, o liutai come Gaetano Carotenuto e Gaetano Baltasaro. Dall’altro lato, tali notizie vanno interpretate nel contesto politico e culturale coevo, in linea con le più recenti acquisizioni della storiografia dell’arte, che mettono in evidenza come l’alta nobiltà spagnola in Italia, secondo costumi comuni anche ad altri aristocratici stranieri, tendesse a imitare e assimilare i modelli locali, senza tuttavia perdere di vista la continuità con le proprie precedenti esperienze iberiche. Il documento dimostra infine che tale processo di assimilazione non si limitò alla mera riproduzione di pratiche locali da parte di musicisti napoletani. Diverse erogazioni registrano infatti emolumenti per l’insegnamento della musica in seno alla famiglia comitale: suggeriscono quindi l’esistenza di una pratica di dilettantismo finora poco indagata, ma che dovette avere a suo tempo conseguenze notevoli per la recezione dello stile italiano in Spagna, e di cui bisognerà tener conto per meglio comprendere le fonti musicali italiane recanti indicazioni in castigliano. 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