Soggetti nomadi alla ricerca delle Terre promesse (2017) di Milena Agus

Una delle interpreti di maggior successo della Primavera Letteraria Sarda e della narrativa italiana contemporanea al femminile, Milena Agus offre nel suo ultimo romanzo, Terre promesse, un’espressione originale di scrittura come poiēsis, in cui l’atto del narrare si configura come forza creativa ca...

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Veröffentlicht in:Forum italicum 2021-05, Vol.55 (1), p.146-160
1. Verfasser: Heyer-Caput, Margherita
Format: Artikel
Sprache:eng
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description Una delle interpreti di maggior successo della Primavera Letteraria Sarda e della narrativa italiana contemporanea al femminile, Milena Agus offre nel suo ultimo romanzo, Terre promesse, un’espressione originale di scrittura come poiēsis, in cui l’atto del narrare si configura come forza creativa capace di plasmare la realtà attraverso la riflessione. Partendo dal significato diacronico del concetto di poiēsis, in particolare nei suoi sviluppi modernisti attraverso la riflessione di Martin Heidegger, questa analisi testuale segue la ricerca di una mitica “terra promessa” di tre generazioni sarde attraverso la struttura tripartita del romanzo. Nel corso di un ampio arco di tempo che va dall’immediato secondo dopoguerra attraverso il boom economico degli anni Sessanta fino al tardo capitalismo del terzo millennio, lungo un altrettanto ampio percorso migratorio da “la Sardegna” a “il Continente” a “l’America” con molteplici andate e ritorni, Felicita emerge come l’unico personaggio capace di raggiungere “terre promesse”. Felicita, per la sua accettazione costruttiva della fluidità dell’esistenza, incarna la soggettività nomade proposta da Rosi Braidotti, e diviene agente di trasformazioni dinamiche infuse di un’etica dell’affermazione. Nell’inerente nomadismo di Felicita ed attraverso la sua creatività poietica, l’autrice persegue “pratiche della speranza” per plasmare una comunità più inclusiva perché trans-gressiva.
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Partendo dal significato diacronico del concetto di poiēsis, in particolare nei suoi sviluppi modernisti attraverso la riflessione di Martin Heidegger, questa analisi testuale segue la ricerca di una mitica “terra promessa” di tre generazioni sarde attraverso la struttura tripartita del romanzo. Nel corso di un ampio arco di tempo che va dall’immediato secondo dopoguerra attraverso il boom economico degli anni Sessanta fino al tardo capitalismo del terzo millennio, lungo un altrettanto ampio percorso migratorio da “la Sardegna” a “il Continente” a “l’America” con molteplici andate e ritorni, Felicita emerge come l’unico personaggio capace di raggiungere “terre promesse”. Felicita, per la sua accettazione costruttiva della fluidità dell’esistenza, incarna la soggettività nomade proposta da Rosi Braidotti, e diviene agente di trasformazioni dinamiche infuse di un’etica dell’affermazione. 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Partendo dal significato diacronico del concetto di poiēsis, in particolare nei suoi sviluppi modernisti attraverso la riflessione di Martin Heidegger, questa analisi testuale segue la ricerca di una mitica “terra promessa” di tre generazioni sarde attraverso la struttura tripartita del romanzo. Nel corso di un ampio arco di tempo che va dall’immediato secondo dopoguerra attraverso il boom economico degli anni Sessanta fino al tardo capitalismo del terzo millennio, lungo un altrettanto ampio percorso migratorio da “la Sardegna” a “il Continente” a “l’America” con molteplici andate e ritorni, Felicita emerge come l’unico personaggio capace di raggiungere “terre promesse”. Felicita, per la sua accettazione costruttiva della fluidità dell’esistenza, incarna la soggettività nomade proposta da Rosi Braidotti, e diviene agente di trasformazioni dinamiche infuse di un’etica dell’affermazione. 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