To siôpoumenon agathon

La discussione sull’idea del buono (to agathon) occupa uno spazio marginale nel libro VI della Repubblica, ma comporta un eccezionale impegno teorico: di qui la vastità della letteratura esegetica che contrasta con la brevità del testo platonico. Il problema cruciale è questo: in Repubblica VI 504a...

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Veröffentlicht in:Chôra (Iași, Romania) Romania), 2018 (15-16), p.17-29
1. Verfasser: Vegetti, Mario
Format: Artikel
Sprache:fre
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description La discussione sull’idea del buono (to agathon) occupa uno spazio marginale nel libro VI della Repubblica, ma comporta un eccezionale impegno teorico: di qui la vastità della letteratura esegetica che contrasta con la brevità del testo platonico. Il problema cruciale è questo: in Repubblica VI 504a 509c to agathon non è più solo un principio di valorizzazione e un criterio di valutazione di cose e condotte – com’è consueto in Platone – ma assume il ruolo di principio ontologico ed epistemologico. Questa posizione ha spesso suggerito interpretazioni di tipo “teologico” dell’idea del buono (identificata a volte con l’Uno neoplatonico, altre con il Demiurgo del Timeo). Quello che si può affermare sulla base del testo, è che Platone ha conferito in queste pagine della Repubblica un primato al vertice etico del triangolo i cui altri vertici sono quello ontologico e quello epistemologico; l’intento è quello di offrire una fondazione etica assoluta (antiprotagorea), mediante la connessione della sfera del valore con quelle dell’essere e della verità (quindi anche in ambito politico una giustificazione ultimativa al diritto dei filosofi a governare). L’unificazione delle dimensioni etica, ontologica ed epistemologica sarebbe parsa teoricamente insostenibile ad Aristotele, cui si deve una critica devastante alla teoria platonica del buono.
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Il problema cruciale è questo: in Repubblica VI 504a 509c to agathon non è più solo un principio di valorizzazione e un criterio di valutazione di cose e condotte – com’è consueto in Platone – ma assume il ruolo di principio ontologico ed epistemologico. Questa posizione ha spesso suggerito interpretazioni di tipo “teologico” dell’idea del buono (identificata a volte con l’Uno neoplatonico, altre con il Demiurgo del Timeo). Quello che si può affermare sulla base del testo, è che Platone ha conferito in queste pagine della Repubblica un primato al vertice etico del triangolo i cui altri vertici sono quello ontologico e quello epistemologico; l’intento è quello di offrire una fondazione etica assoluta (antiprotagorea), mediante la connessione della sfera del valore con quelle dell’essere e della verità (quindi anche in ambito politico una giustificazione ultimativa al diritto dei filosofi a governare). 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Il problema cruciale è questo: in Repubblica VI 504a 509c to agathon non è più solo un principio di valorizzazione e un criterio di valutazione di cose e condotte – com’è consueto in Platone – ma assume il ruolo di principio ontologico ed epistemologico. Questa posizione ha spesso suggerito interpretazioni di tipo “teologico” dell’idea del buono (identificata a volte con l’Uno neoplatonico, altre con il Demiurgo del Timeo). Quello che si può affermare sulla base del testo, è che Platone ha conferito in queste pagine della Repubblica un primato al vertice etico del triangolo i cui altri vertici sono quello ontologico e quello epistemologico; l’intento è quello di offrire una fondazione etica assoluta (antiprotagorea), mediante la connessione della sfera del valore con quelle dell’essere e della verità (quindi anche in ambito politico una giustificazione ultimativa al diritto dei filosofi a governare). 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